Il museo
torna alla homeTiere Motus è un racconto unico che fa conoscere i momenti cruciali della storia del terremoto del 1976 e le tappe complesse della rinascita del Friuli. Aperto nel 2009, viene ospitato a Palazzo Orgnani Martina a Venzone.
La Geografia del terremoto
Il 6 Maggio 1976, ore 21:02
IL DOLORE, LA PAURA, LA RABBIA
UN’ESTATE DI VITA E LAVORO
LE REPLICHE E L’ESODO
SAPER RICOMINCIARE
SCIENZA, TECNICA E NORME
LA “MACCHINA” È IN MOVIMENTO
LA RICOSTRUZIONE È CANTIERE
UN ALTRO FRIULI
La storia e la memoria
L'ORCOLAT
Niente paura
Credits
Ringraziamenti
La Geografia del terremoto
Il 6 Maggio 1976, ore 21:02
IL DOLORE, LA PAURA, LA RABBIA
UN’ESTATE DI VITA E LAVORO
LE REPLICHE E L’ESODO
SAPER RICOMINCIARE
SCIENZA, TECNICA E NORME
LA “MACCHINA” È IN MOVIMENTO
LA RICOSTRUZIONE È CANTIERE
UN ALTRO FRIULI
La storia e la memoria
L'ORCOLAT
Niente paura
Credits
Ringraziamenti
Sala A
La Geografia del terremoto
Sono due i terremoti distruttivi che colpiscono il Friuli nel 1976: il primo, il 6 maggio e l’altro, pochi mesi dopo, il 15 settembre. I Comuni coinvolti sono 137, distribuiti su un'area vastissima: circa i tre quarti del Friuli.
Sala B
Il 6 Maggio 1976, ore 21:02
Il percorso espositivo del Museo ha inizio in questa sala. Sono le nove della sera, del 6 maggio 1976. “Qui si racconta il momento più tragico e contemporaneamente più alto della storia del Friuli dopo la seconda guerra mondiale ed è dedicata alle vittime, ai soccorritori, a tutti coloro che furono concretamente solidali con il Friuli terremotato, agli artefici della ricostruzione, al popolo friulano”.
Sala C
IL DOLORE, LA PAURA, LA RABBIA
Alle prime luci del 7 maggio 1976 appare quello che è rimasto del Friuli dopo il terremoto. La consapevolezza delle mille vittime è presente nell’animo di ogni friulano e col passare del tempo è sempre più chiara la dimensione del disastro.
Sala D
UN’ESTATE DI VITA E LAVORO
L’estate del 1976 è una stagione estremamente difficile. La popolazione terremotata è costretta a vivere sotto le tende. I militari ne allestiscono 17.782 per complessivi 116.000 posti letto.
Sala E
LE REPLICHE E L’ESODO
L’Orcolat, il terremoto, non ha finito il suo lavoro. La popolazione ha resistito da maggio e per tutta l’estate al continuo logorio delle scosse. A metà settembre la ripresa dell’attività sismica è però improvvisa e distruttiva.
Sala F
SAPER RICOMINCIARE
Durante l’inverno 1976-1977 il Friuli cambia volto. Mentre le comunità sono sfollate sulla costa, nelle zone terremotate si lavora febbrilmente per costruire gli alloggi provvisori, le baracche, che dovranno ospitare la popolazione per tutti gli anni della ricostruzione. Le difficoltà sono enormi.
Sala G
SCIENZA, TECNICA E NORME
L’opera di ricostruzione richiede alla comunità scientifica, ai professionisti, alle imprese e alle Istituzioni, la capacità di risolvere problemi tecnici di grande complessità. Il terremoto infatti è un fenomeno ancora poco conosciuto nell’Italia degli anni ’70.
Sala H
LA “MACCHINA” È IN MOVIMENTO
La ricostruzione si svolge in un clima di responsabilità generale. È innanzitutto una mobilitazione delle coscienze, toccate nel profondo da quello che si sta vivendo. Ogni componente della società e delle istituzioni sente di dover fare la sua parte.
Sala I
LA RICOSTRUZIONE È CANTIERE
Il Friuli è un enorme cantiere per un decennio o poco più. Tutti fanno la loro parte, rispettando procedure e norme. I finanziamenti, soprattutto, arrivano per intero e con puntualità.
Sala L
UN ALTRO FRIULI
Nonostante le grandissime difficoltà, i friulani sono riusciti a ricostruire quanto distrutto e sono riusciti anche ad andare oltre, con orgoglio e determinazione, con la consapevolezza dell’aiuto e della solidarietà ricevuti. Il primo sentimento nel cuore di tutti è l’orgoglio di avercela fatta al prezzo di grandi sacrifici.
Sala M
La storia e la memoria
Tiere Motus è un’esposizione che attraverso testi e immagini aiuta a ripercorrere e a comprendere meglio la storia del terremoto del 1976 e della successiva opera di ricostruzione Ma non è solo questo.
Sala N
L'ORCOLAT
L'Orcolat è la terrificante creatura che nella tradizione popolare friulana vive nelle viscere della terra e ogni tanto si risveglia, generando terremoti; qui a Tiere Motus, l’Orcolat si fa sentire grazie a tecniche di realtà virtuale. La simulazione, tramite animazioni in grafica 3D, che si puòvedere è il crollo del Duomo di Venzone la notte del 6 maggio 1976.
Sala O
Niente paura
L’attività per le scuole e i laboratori didattici sono stati realizzati pensando ai nostri ragazzi e ragazze. Nello specifico, i laboratori che proponiamo, assimilabili a vere e proprie unità di apprendimento, sono dei percorsi colorati e divertenti che, attraverso l’esperienza pratica, portano a conoscere perché la terra trema? come si misurano i terremoti? cos’è una faglia e uno sciame sismico?
Autori e curatori
Credits
I nostri
Ringraziamenti
Sala A
Sala A
La Geografia del terremoto
Il 6 maggio 1976, alle ore 21, una scossa pari a 6.4 della scala Richter, colpì una vasta zona del Friuli.
Il monte San Simeone fu indicato come epicentro. Moltissime le repliche.
Le più forti si verificarono tra l’11 e il 15 settembre 1976, con intensità pressoché analoghe a quella del 6 maggio.
Sono 137 i Comuni colpiti, di cui 45 dichiarati disastrati, 40 gravemente danneggiati e 52 danneggiati.
Sala B
Sala B
Il 6 Maggio 1976, ore 21:02
Un minuto; questo è il tempo che durò il terremoto. Il terremoto scuote il Friuli e cambia per sempre il suo volto.
La mattina del 7 maggio, si vedono solo macerie, si sentono urla, si corre affannosamente.
I soccorritori cercano sotto le macerie sperando di trovare ancora in vita qualcuno.
Si cercano di mettere in salvo più persone possibili.
I cumuli di macerie sono in equilibrio precario e ogni nuova scossa rischia di provocarne i crolli.
Nonostante questo i soccorritori, i vigili del fuoco, i civili accorsi in aiuto non si tirano indietro e continuano a scavare.
C’è lo smarrimento e il dolore sordo di avere perso tutto, ma si va avanti.
I soccorsi e gli aiuti sono arrivati subito.
La mattina del 7 maggio, si vedono solo macerie, si sentono urla, si corre affannosamente.
I soccorritori cercano sotto le macerie sperando di trovare ancora in vita qualcuno.
Si cercano di mettere in salvo più persone possibili.
I cumuli di macerie sono in equilibrio precario e ogni nuova scossa rischia di provocarne i crolli.
Nonostante questo i soccorritori, i vigili del fuoco, i civili accorsi in aiuto non si tirano indietro e continuano a scavare.
C’è lo smarrimento e il dolore sordo di avere perso tutto, ma si va avanti.
I soccorsi e gli aiuti sono arrivati subito.
La terra trema ancora e la paura di nuovi crolli cresce, ma la macchina dei soccorsi non si ferma.
I militari sono una presenza significativa in Friuli già prima del terremoto, si prodigano generosamente fino allo sfinimento per portare soccorso alla popolazione.
Le condizioni igieniche dei primi giorni sono drammatiche.
E’ necessario procedere con le disinfettazioni per evitare il pericolo di epidemie.
Sala C
Sala C
IL DOLORE, LA PAURA, LA RABBIA
Le comunità si stringono intorno ai loro morti.
Il Friuli appare in ginocchio, ovunque rovine e la terra non smette di tremare; così sarà per giorni, giorni e giorni.
E’ il momento dello sgomento, l’opera dei soccorsi continua incessante per salvare vite umane e per recuperare dalle macerie ciò che non è andato distrutto.
E’ il momento dello sgomento, l’opera dei soccorsi continua incessante per salvare vite umane e per recuperare dalle macerie ciò che non è andato distrutto.
Niente è più come prima. La parola d’ordine, adesso, è ricominciare: ricominciare a vivere, a ricostruire, a pensare al proprio futuro. Il Presidente della Repubblica è Giovanni Leone, che accorre in Friuli all’indomani del terremoto, e incontra a Udine presso la sede della Provincia tutti i Sindaci e le autorità regionali.
Arrivano anche le alte cariche dello Stato il Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro e il Ministro dell’Interno Francesco Cossiga, visitano le zone colpite.
Un supporto provvidenziale nei primi soccorsi si deve agli uomini della Brigata Alpina Julia, della Divisione Mantova, dell’Arma del Genio.
Alle Forze Armate italiane si unirono i reparti militari tedeschi, austriaci, jugoslavi, americani e canadesi.
Tutti i corpi dello Stato sono all’opera, i Servizi Sanitari, gli Enti e le Amministrazioni statali, oltre ad un esercito di volontari accorso in Friuli.
Ventiquattro ore dopo la prima scossa si insedia a Udine l’onorevole Zamberletti, che coordina tutte le forze presenti nell’area.
Vengono istituiti immediatamente 9 Centri Operativi di Settore, chiamati COS, opportunamente distribuiti nell’area terremotata; ognuno ospita una vera e propria unità di crisi a cui fanno riferimento i Sindaci per affrontare e risolvere tutte le criticità.
Fondatore della Protezione Civile italiana, proprio grazie all’esperienza maturata in Friuli, per primo ha intuito la necessità di distinguere la fase del soccorso in emergenza da quella fondamentale della previsione e della prevenzione dai rischi naturali.
Ci ha insegnato a riconoscere la cultura della protezione civile, come sapiente tutela della salvaguardia della vita e dei beni comuni.
Sala D
Sala D
UN’ESTATE DI VITA E LAVORO
Il terremoto è alle spalle e si cerca di tornare alla normalità. Nonostante il dolore e le difficoltà, è forte la voglia di fare, di ricostruire.
La vita ricomincia.
Già agli inizi di giugno, alcune fabbriche riprendono le attività.
Lo spirito del “fasìn di bessoi”, ovvero del provvedere da sé, stimola la creazione di una diffusa organizzazione sociale di base in grado di risolvere i problemi di prima necessità.
La partecipazione popolare nasce spontanea e immediata in quanto dettata dalla volontà di farcela.
Le decisioni da prendere sono tante e tutti vogliono partecipare, dare la propria opinione.
Questo è un terremoto partecipato.
Le manifestazioni per fare sentire la propria voce sono molteplici e spesso spontanee.
Le comunità si organizzano al meglio e le donne sono in prima linea.
Sotto le tende fin da subito si ci organizza: i bollettini ciclostilati vengono distribuiti e sono la voce libera dei terremotati.
E’ noto che il popolo friulano abbia, come si dice, la “malattia del mattone”: la casa è il fondamento prioritario della vita e dell’identità stessa dei friulani.
La voglia di ripartire si ritrova soprattutto nella quotidianità del lavoro: non a caso i friulani sono considerati grandi lavoratori.
Sono tantissimi, per non dire tutti quelli che accorrono nei propri luoghi di lavoro per spostare macerie, salvare le materie prime, proteggere e riparare gli impianti.
Il Messaggero Veneto e il Gazzettino svolgono una preziosa azione di cronaca: non ci sono telefoni sotto le tende e neanche televisioni, se va bene c’è la radio; ma il quotidiano svolge anche un importante ruolo di informazione e divulgazione delle conoscenze scientifiche e tecniche, per la collaborazione con specialisti.
La terra continua a tremare e sono proprio le pagine dei quotidiani che spiegano il perché, dando anche indicazioni sui comportamenti da tenere in caso di ulteriori scosse.
Sala E
Sala E
LE REPLICHE E L’ESODO
A settembre il terremoto ritorna, portando con sé dolore e ancora distruzione. Pochi mesi dopo si riapre una ferita che non ha nemmeno iniziato a cicatrizzarsi. Sono cinque i giorni interminabili di sciame sismico, dall’11 al 15 settembre, a distruzione si aggiunge distruzione.
Questa volta sono scosse che abbattono ogni speranza, stroncano la volontà degli uomini e gettano nello sgomento il popolo delle tende.
Il Friuli si trova in una situazione ancora più complessa di quella di maggio.
Questa volta sono scosse che abbattono ogni speranza, stroncano la volontà degli uomini e gettano nello sgomento il popolo delle tende.
Il Friuli si trova in una situazione ancora più complessa di quella di maggio.
Tutto il grandissimo lavoro svolto per riparare i danni è vanificato.
Questa nuova crisi sismica, così severa e violenta, ha avuto un effetto drammatico sulla popolazione. La situazione è molto seria, il Governo invia nuovamente il Commissario Straordinario Zamberletti, con pieni poteri.
In pochissimi giorni oltre 40mila persone vengono trasferite dalle zone terremotate verso le località sulla costa: Grado, Lignano, Bibione, Jesolo, Caorle e la località montana di Ravascletto.
La prima preoccupazione è quella di mantenere unite le singole comunità anche nei luoghi di nuova destinazione.
E’ un vero e proprio esodo. Vengono attivati collegamenti diretti fra le località di accoglienza e quelle di provenienza con autobus che ogni giorno trasportano migliaia di persone costrette ad un logorante pendolarismo.
E’ un vero e proprio esodo. Vengono attivati collegamenti diretti fra le località di accoglienza e quelle di provenienza con autobus che ogni giorno trasportano migliaia di persone costrette ad un logorante pendolarismo.
Sala F
Sala F
SAPER RICOMINCIARE
La seconda ondata di scosse ha raso al suolo 45 paesi, che vengono dichiarati disastrati, altri 40 sono gravemente danneggiati, mentre 52 risultano danneggiati, l’indomito spirito dei friulani è fiaccato.
Si deve ancora una volta rincominciare.
I friulani non si arrendono, lo spirito di partecipazione, la volontà di esserci ha la meglio.
Anche se lontano dai luoghi del terremoto, la partecipazione popolare è massiva.
In poco più di sette mesi, superando un duro inverno, vengono realizzati 350 villaggi, in 91 comuni: le cosiddette “baracche”, case prefabbricate che vengono montate su piattaforme di cemento.
I friulani non si arrendono, lo spirito di partecipazione, la volontà di esserci ha la meglio.
Anche se lontano dai luoghi del terremoto, la partecipazione popolare è massiva.
In poco più di sette mesi, superando un duro inverno, vengono realizzati 350 villaggi, in 91 comuni: le cosiddette “baracche”, case prefabbricate che vengono montate su piattaforme di cemento.
Ci sono anche prefabbricati che ospitano negozi, attività artigianali e agricole, servizi pubblici e privati. Seppur vivendo nelle baracche, i friulani sono lì: saranno lunghi anni, ma la ricostruzione è avviata.
La scadenza del 30 aprile 1977, fissata come data di rientro della popolazione nei propri paesi d’origine, viene rispettata.
I paesi terremotati sono tanti e piccoli, ma vincono la grande sfida prima dell’emergenza e poi della ricostruzione.
La vincono perché la popolazione riconosce la propria terra come luogo dove continuare a vivere; non importa se sotto le tende, nei luoghi dell’esodo o nelle baracche.
I paesi progettano il proprio futuro a misura della propria identità e per rimanere uniti.
Sala G
Sala G
SCIENZA, TECNICA E NORME
L’apparato legislativo regionale è stato incredibile per articolazione, efficacia e lungimiranza.
Si è compreso fin da subito che il processo di ricostruzione aveva bisogno di trasparenza, regole condivise, precisi parametri tecnici e controllo dei costi.
Le leggi regionali fondamentali per la ricostruzione hanno garantito tutto questo, emanando direttive semplici ed efficaci.
Il terremoto è un fenomeno ancora poco conosciuto e l’ingegneria sismica muove i suoi primi passi.
Non si conosce bene come gli edifici si comportano sotto l’azione del terremoto e quindi non si sa come renderli sicuri in modo efficace.
Il mondo scientifico e tecnologico si mobilita; si studiano e si fanno prove di resistenza sui materiali, si predispongono modelli di calcolo. Molto rapidamente avanzano le conoscenze ingegneristiche. A distanza di oltre quarantacinque anni, diverse di queste soluzioni e modalità costruttive sono tutt’ora tecnicamente valide.
Per rendere ancora più comprensibili alcuni dei più diffusi interventi di rafforzamento antisismico, abbiamo voluto realizzare un muro, a grandezza reale. E’ un repertorio di tipi di interventi adottati nella ricostruzione friulana.
L’esperienza del Friuli avvia molte ricerche fertili e innovative: studi di microzonazione sismica nelle aree maggiormente colpite.
Si identificano le zone a rischio geologico, sismico, idrologico e di frana, poiché il terremoto non ha solo conseguenze sull’aspetto antropico, ma anche su quello ambientale.
Si comincia a parlare di rischi idrogeologici che possono verificarsi anche a distanza di anni dal sisma. Gli studi cercano di trarre giovamento dall’esperienza e danno indicazioni per evitare di ricostruire in zone a rischio.
Sala H
Sala H
LA “MACCHINA” È IN MOVIMENTO
L’opera è imponente. Solo un meccanismo organizzativo ben coordinato può affrontare il faticoso compito di rimettere in piedi il Friuli.
Il principio della “macchina” di governo della ricostruzione è la delega verso il basso: dallo Stato alla Regione, dalla Regione ai Comuni.
A Tiere Motus abbiamo raffigurato la macchina di governo della ricostruzione attraverso ingranaggi, che rappresentano il decentramento delle funzioni di governo. Gli ingranaggi verdi rappresentano lo Stato, quelli azzurri la Regione e quelli gialli i Comuni.
Il principio della “macchina” di governo della ricostruzione è la delega verso il basso: dallo Stato alla Regione, dalla Regione ai Comuni.
A Tiere Motus abbiamo raffigurato la macchina di governo della ricostruzione attraverso ingranaggi, che rappresentano il decentramento delle funzioni di governo. Gli ingranaggi verdi rappresentano lo Stato, quelli azzurri la Regione e quelli gialli i Comuni.
Lo Stato affida l’intera gestione della ricostruzione alla Regione, in mano a uomini capaci di far funzionare le cose a tutti i livelli. Ancora oggi sono considerati essi stessi simbolo della ricostruzione.
Si istituisce nel settembre del ‘76 la Segreteria Generale Straordinaria; assume da subito il ruolo di “authority”, con forti e rapide capacità decisionali, tecniche e di spesa.
E’ diretta da Emanuele Chiavola, e dipende direttamente dal Presidente dalla Giunta regionale, Antonio Comelli.
Osservando ancora la macchina, va sottolineato il ruolo importante assunto dai Sindaci, nell’ingranaggio rappresentati in giallo.
Sono dotati di strumenti gestionali, urbanistici e tecnici.
Sono loro che predispongono i progetti, appaltano i lavori e controllano il loro buon esito.
Per accelerare la capacità di spesa, il Sindaco viene nominato Funzionario Delegato della Regione.
Ha la responsabilità personale di valutare le domande di contributo, di verificare le opere da finanziare e di fare direttamente i pagamenti.
Tra gli ingranaggi c’è spazio anche per il Comitato dei Terremotati, che ha bisogno di essere ascoltato, raffigurato dal pistone in alto all’estrema destra.
Anche la Chiesa friulana fa la sua parte. Si schiera al fianco della gente, èprotagonista nell’emergenza e nella successiva ricostruzione. I parroci sono punto di riferimento della gente e i riti religiosi sono momenti importanti per la comunità che si ritrova e si sostiene.
La Chiesa friulana si organizza e redige, a soli cinque giorni dal terremoto, il manifesto: “Ai furlans che crodin”, ai friulani che credono; questo documento del gruppo ecclesiale Glesie Furlane, si schiera con lucidità e determinazione a difesa e a sostegno delle popolazioni terremotate.
Il sisma ha investito le località che più di altre conservavano intatte le testimonianze storiche più antiche e preziose della storia del Friuli. Oltre ai monumenti, il terremoto ferisce anche una grande quantità di beni storico-artistici. Affreschi, statue, tele, altari, organi, arredi finiscono sotto le macerie. Gli interventi di restauro sono puntuali e attenti, grazie ad una nuova sensibilità e consapevolezza verso questa disciplina.
Sala I
Sala I
LA RICOSTRUZIONE È CANTIERE
Il Friuli è costellato di gru, le strade sono intasate dal viavai di autocarri. Le macerie e il nuovo coesistono in un paesaggio surreale.
Gli uffici comunali diventano la spina dorsale della ricostruzione.
Lo Stato onora gli impegni: i finanziamenti promessi arrivano tutti. La Regione appronta adeguati strumenti di controllo della spesa. Elabora un sistema di accorpamento degli appalti dei lavori per contenere i costi e rendere possibili gli interventi anche nelle zone più disagiate. La ricostruzione richiede correttezza e responsabilità.
La Regione si dota degli strumenti necessari per esercitare il controllo sull’impiego dei finanziamenti ed evitare la dispersione delle risorse. La gestione della spesa è anche un processo democratico. Il 34% dei fondi complessivamente stanziati per la ricostruzione è amministrato dai Sindaci quali Funzionari Delegati della Regione. Il controllo della popolazione è diretto e capillare.
Nell’area terremotata l’urbanistica compie un notevole salto di qualità e coinvolge amministratori, professionisti, cittadini.
Lo strumento urbanistico fondamentale della ricostruzione è il piano particolareggiato del centro abitato. Riguarda tutti, desta per questo una grande partecipazione della popolazione.
La ricostruzione è però resa possibile anche dalla solidarietà che ha accompagnato il Friuli lungo il suo percorso di rinascita.
La stampa nazionale ed estera dà grande risonanza al terremoto del Friuli, mobilita l’opinione pubblica, promuove sottoscrizioni da destinare alla ricostruzione.
I “Fogolars Furlans” danno vita a tante iniziative mirate a raccogliere aiuti per i Friuli. Enti pubblici, associazioni, diocesi organizzano raccolte di fondi e realizzano interventi mirati.
L’intervento energico degli alpini poi è stato fondamentale. Hanno dato vita ad un’impresa senza precedenti in termini di giornate lavorative per riparare case o ricostruirle.
Sala L
Sala L
UN ALTRO FRIULI
Dalla ricostruzione è nato un nuovo Friuli e sono molti i frutti nati dalle macerie di questo terremoto. I nuovi linguaggi dell’architettura si confrontano con la ricostruzione che vuole il “dov’era e com’era”.
Una generazione di imprenditori coraggiosi e lungimiranti guida la crescita dell’economia locale.
Il terremoto aveva cancellato circa 18.000 posti di lavoro: si era riaffacciata l’ombra dell’emigrazione, che in passato aveva depauperato il Friuli.
Le maestranze, accampate nelle roulottes fuori dalle fabbriche, a turno sgomberano le macerie e ripristinano la produzione.
Una generazione di imprenditori coraggiosi e lungimiranti guida la crescita dell’economia locale.
Il terremoto aveva cancellato circa 18.000 posti di lavoro: si era riaffacciata l’ombra dell’emigrazione, che in passato aveva depauperato il Friuli.
Le maestranze, accampate nelle roulottes fuori dalle fabbriche, a turno sgomberano le macerie e ripristinano la produzione.
Gli imprenditori ricostruiscono i capannoni e modernizzano gli impianti. È un immane sforzo congiunto che porta risultati.
L’Università degli Studi di Udine nasce per essere uno strumento permanente dello sviluppo di questa terra.
Viene formalmente istituita nel 1977 con la legge statale della ricostruzione.
Dal novembre 1978 l’Università è costantemente cresciuta per numero di studenti e facoltà, nell’attività di ricerca, caratterizzandosi per uno stretto legame con il territorio friulano.
La Regione Friuli Venezia Giulia, forte dell’esperienza maturata nell’attività di soccorso alla popolazione terremotata e di ricostruzione post sismica, nel 1986 getta le basi per la creazione di una moderna ed efficiente struttura di protezione civile.
La Protezione Civile della Regione investe notevoli risorse umane e tecnologiche per rispondere alle esigenze espresse dalla società civile in materia di previsione, prevenzione, soccorso e ripristino delle condizioni di sicurezza sul territorio.
Una peculiarità del sistema regionale di protezione civile è costituita dal volontariato, diffuso capillarmente sul territorio regionale e strutturato in Gruppi comunali che operano alle dirette dipendenze del Sindaco.
La Medaglia d’Oro al Merito Civile, conferita dal Capo dello Stato, ai Gonfaloni della Regione ai 45 Comuni disastrati è il riconoscimento dell’Italia per la grande dignità, lo spirito di sacrificio e l’impegno civile con cui il Friuli ha scritto una delle più belle pagine della sua storia.
Sala M
Sala M
La storia e la memoria
Tiere Motus è anche la finestra su un incessante lavoro di raccolta e catalogazione dei documenti che questa storia raccontano e approfondiscono. È la punta di un iceberg, la cui parte sommersa è un “Laboratorio Documentale” che ogni giorno si arricchisce di testimonianze, di documentazione, di fotografie.
“La storia e la memoria” è un viaggio multimediale tra questi materiali, che permettono di narrare un racconto unico.
Di notevole coinvolgimento è la proiezione, altamente scientifica, che mostra sul plastico orografico del Friuli il succedersi delle scosse quotidiane e la loro forza propagatrice: è il “percepito” dalla popolazione, giorno per giorno, dal 1 maggio al 31 dicembre 1976.
C’è la parete della memoria dedicata alle vittime del terremoto. Ci sono tutti i loro nomi. Sono tantissimi, circa un migliaio, è questo il carico in termini di vite umane di questo terremoto. Sulla parete i nomi si susseguono in dissolvenze, con sequenze sempre diverse, in una suggestione carica di emozioni e intimità.
L’esperienza friulana è unica, anche perché può raccontare e fare narrare ai suoi protagonisti, sia l’esperienza drammatica del terremoto sia il lavoro e gli esiti della ricostruzione: possiede la forza dell’esempio e la capacità culturale di avere mantenuto la propria identità.
Un tavolo, costituito da una grande touchscreen, propone di esplorare e navigare in maniera interattiva: per saperne di più sul terremoto del 1976. “Territorio”, “Terremoto” e “Gente” sono questi i tre cardini che, insieme ad una barra del tempo, costituiscono un sistema dinamico di relazioni, informazioni, dati. Non solo. Su questi stessi cardini ci innescano fotografie e documentazioni varie in cui l’utente/visitatore esplora per conoscere il passato, comprendere il presente e trovare prospettive future.
Infine, c’è “Il mio ‘76”. Una postazione in cui i visitatori sono invitati ad assumere un ruolo attivo lasciando, se vogliono, la propria testimonianza. È condividere l’esperienza fatta al museo, ma va oltre. Chiediamo di lasciare un pensiero, un ricordo personale, diretto o indiretto, ad arricchire ognuno con la propria narrazione il racconto corale di una memoria storica che ha segnato questa terra.
Un tavolo, costituito da una grande touchscreen, propone di esplorare e navigare in maniera interattiva: per saperne di più sul terremoto del 1976. “Territorio”, “Terremoto” e “Gente” sono questi i tre cardini che, insieme ad una barra del tempo, costituiscono un sistema dinamico di relazioni, informazioni, dati. Non solo. Su questi stessi cardini ci innescano fotografie e documentazioni varie in cui l’utente/visitatore esplora per conoscere il passato, comprendere il presente e trovare prospettive future.
Infine, c’è “Il mio ‘76”. Una postazione in cui i visitatori sono invitati ad assumere un ruolo attivo lasciando, se vogliono, la propria testimonianza. È condividere l’esperienza fatta al museo, ma va oltre. Chiediamo di lasciare un pensiero, un ricordo personale, diretto o indiretto, ad arricchire ognuno con la propria narrazione il racconto corale di una memoria storica che ha segnato questa terra.
Sala N
Sala N
L'ORCOLAT
L’obiettivo è duplice, riprodurre da una parte il cupo boato del terremoto e dall’altra vedere i reali crolli subiti dal Duomo.
Il video è il risultato di un lavoro corale, altamente scientifico, di un team di esperti in vari settori: dall’ingegneria sismica alla computer graphic; la cura tecnica e scientifica si deve al Dipartimento di Interazione Uomo-Macchina, dell’Università di Udine.
La ricostruzione virtuale del Duomo è stata realizzata seguendo la struttura originale dell’edificio; ogni parte architettonica coinvolta nei crolli è stata accuratamente modellata in grafica 3D, quasi pietra su pietra.
Questo minuzioso lavoro si è reso necessario per riprodurre fedelmente il Duomo e, soprattutto, per disporre di un modello virtuale idoneo alle successive fasi di simulazione sismica al calcolatore.
Il modello virtuale è stato sollecitato imprimendo movimenti similari a quelli subiti dall’edificio reale, desunti dalle registrazioni strumentali del terremoto del 6 maggio, effettuate in una stazione posta sulla diga di Ambiesta, a 13 chilometri in linea d’aria da Venzone.
Il lavoro si è arricchito per la cura degli aspetti sonori. Infatti, ad aumentare il realismo del crollo, le simulazioni sono state completate con ulteriori elementi scenografici, come ad esempio le polveri e il rumore delle tonnellate di macerie che cadono. Sono questi rumori ad essere impressi nella mente di chi ha vissuto la tragica esperienza; ma sopra ogni cosa c’è il terrificante boato che nasce dal cuore della terra e viene percepito in modo fortissimo.
Per questo motivo, la sala di proiezione è dotata di un impianto di diffusione in grado di generare frequenze infrasoniche che fa rivivere la spaventosa voce dell’Orcolat
Sala O
Sala O
Niente paura
A Tiere Motus l’attività didattica è finalizzata all’approfondimento del tema del terremoto e alla sistematizzazione delle conoscenze, partendo proprio dall’apprendimento in prima persona, affrontando così problemi complessi e coinvolgenti, come quelli che riguardano i rischi e le emergenze.
L’attività laboratoriale combinata con l’esperienza della visita al museo costituiscono l’unicità della proposta didattica che solo Tiere Motus può offrire.
I laboratori didattici di Tiere Motus si chiamano Niente paura.
L’attività laboratoriale combinata con l’esperienza della visita al museo costituiscono l’unicità della proposta didattica che solo Tiere Motus può offrire.
I laboratori didattici di Tiere Motus si chiamano Niente paura.
Autori e curatori
Autori e curatori
Credits
Tiere motus è stato inaugurato nel settembre 2009 ed è stato promosso e organizzato da:
Associazione Comuni Terremotati e Sindaci della Ricostruzione del Friuli; Associazione tra i Consiglieri della Regione Friuli Venezia Giulia; Comune di Venzone; Università degli Studi di Udine
con il contributo: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (CRUP)
gruppo di lavoro: Franceschino Barazzutti, Duilio Copetti, Lorenzo Cozianin, Stefano Di Bernardo, Giorgio Dri, Giovanni Machin, Floriana Marino, Alberto Moretti, Eliana Poli, Federico Sgobino
curatori della mostra: Floriana Marino, Alberto Moretti
direzione grafica: Giorgio Dri
fotografie: Gabriele Basilico, Elio Ciol, Mauro Galligani, Giorgio Lotti
ricerche documentali e catalogazione: Franceschino Barazzutti, Floriana Marino
testi: Franceschino Barazzutti, Lorenzo Cozianin, Alberto Moretti
revisione testi: Daniele Varelli
traduzioni: Yvette Corincigh, Renate Gluska, Federico Rossi
logo e comunicazione grafica: Stefano Dal Secco
SALE ESPOSITIVE
grafica: Elido Turco
allestimento: Cooperativa Naturalisti Michele Gortani, Udine
allestimento originali fotografici: Associazione Culturale Metarte, Gradisca d’Isonzo (Go)
consulenza progettazione percorso espositivo: Paolo Piccinin
realizzazione arredi: Legno Arredi di Maurizio Rizzi, Remanzacco (Ud)
digital print: Studio MP, Remanzacco (Ud)
audio video: L.E.F. Informatica, Codroipo (Ud)
illuminazione e videosorveglianza: Delca Impianti SNC, Treppo Grande (Ud)
SALA MULTIMEDIALE
a cura di: SISSA Medialab, Trieste
ideazione: Simona Cerrato, Davide Ludovisi, Giovanni Andrea Panizon, Paola Rodari
allestimento: Giovanni Andrea Panizon
testi: Davide Ludovisi, Paola Rodari
realizzazione allestimento: N.S.D. Srl
partner tecnologico: Cogito Srl
SALA SIMULATORE
a cura del: Laboratorio di Interazione Uomo-Macchina (HCI Lab),
Università di Udine
direttore di produzione: Luca Chittaro
modellazione 3D e simulazione: Demis Corvaglia
assistenza modellazione 3D: Enrico Di Lenarda simulazione: Eric Puntel
sonorizzazione e montaggio: Augusto Senerchia
sceneggiatura e regia dell’animazione 3D: Mattia Val consulenza immagini di repertorio: Silvia Gabrielli
consulenza tecnica ricostruzione dei cinematismi di crollo: Floriana Marino, Alberto Moretti
consulenza grafica: Roberto Ranon
consulenza tecnica su aspetti sismologici: Marcello Riuscetti
si ringraziano per la documentazione fornita
Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia; Assessorato Regionale Ambiente, Lavori Pubblici e Protezione Civile; Segreteria Generale Straordinaria, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; Provincia di Udine; Provincia di Pordenone; Comuni dell’area Terremotata; Comune di Venzone, Centro di Documentazione su Terremoto e Beni Culturali; Arcidiocesi di Udine
Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma; RAI, Direzioni Teche, Roma; Fototeca, Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte, Udine; Cineteca del Friuli, Gemona del Friuli; Archivio Messaggero Veneto, Udine; Archivio Storico, Centro Gestione Documentale de Il Gazzettino, Venezia
Archivio del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, Udine; Archivio Questura, Polizia scientifica di Udine; Archivio Guardia di Finanza, Udine; Archivio Comando Brigata Alpina “Julia”, Udine
Archivio Comando Brigata Genio,Udine; Archivio Ufficio Storico Comando Militare Scuola Genio, Roma; Archivio Comando Marina Militare, Ancona
Archivio dell’Associazione Nazionale degli Alpini (ANA), Udine; Associazione Radioamatori Italiani (ARI), Sezione di Udine; Archivio Storico Infermiere Volontarie, Croce Rossa Italiana, Udine
Archivio Autostrade per l’Italia, Udine; Archivio Ferrovie dello Stato, Udine; Archivio Consorzio Acquedotto Friuli Centrale, Udine; Archivio Consorzio di Bonifica Cellina-Meduna, Pordenone; Archivio Consorzio di Bonifica Ledra Tagliamento, Udine
Archivio Museo Postale, Poste Italiane, Trieste
Archivio Fantoni Group, Osoppo; Archivio Gruppo Pittini, Osoppo; Archivio Lima LTO, San Daniele del Friuli; Archivio Manifattura di Gemona; Archivio Storico Snaidero, Majano
Archivio Gubiani, Civica Biblioteca Glemonense “Don Valentino Baldissera”, Gemona del Friuli; Archivio Londero, Gruppo Fotografico Gemonese; Archivio privato Carnelutti; Archivio privato Michelotto; Archivio privato Soravito; Archivio privato Andreussi; Archivio privato Benvenuti; Archivio privato Calderari; Archivio privato Chiavola; Archivio privato Comelli; Archivio privato Sandruvi; Archivio privato Varisco; Archivio privato Santamaria; Archivio privato Fiandra; Archivio privato Tosoni; Archivio privato Carulli; Archivio privato De Cecco; Archivio privato Fontanile; Archivio privato Maieron; Archivio privato Sgobino; Archivio privato Vale
si ringrazia per la collaborazione fornita
RAI, sede regionale del Friuli Venezia Giulia, Trieste; Aldo Topan e la Rizzani de Eccher SpA, Cargnacco (Ud)
I nostri
I nostri
Ringraziamenti
In Friuli vive il ricordo di coloro che sono morti quella notte, dei volti amici che il popolo friulano ha incontrato e delle opere che ha ricevuto. Resta forte la consapevolezza che senza il sostegno di tanti gesti semplici e l’aiuto di tutti il Friuli non ce l’avrebbe fatta.
“Il Friûl al ringrazie e nol dismentee”
Info
Orari di aperturaContatti
Biglietti
I biglietti sono acquistabili direttamente presso la reception di Tiere Motus, durante gli orari di apertura.
Visite Guidate
Le visite guidate si effettuano solo su prenotazione. Ogni guida accompagna un gruppo di massimo 25 persone Per le visite guidate, il prezzo d’ingresso, per tutti è di 6 euro. La guida costa 25 euro ogni 9 persone (o sottomultipli di 9).