Un minuto. Prima un brusio, un tremore. Poi la terra si scuote sempre più forte fino a fermare il respiro ed il tempo.
Un rumore forte e cupo rompe il silenzio della vita che finisce.
Il buio, la paura, la polvere calano sugli uomini e sui paesi.
Sono le nove della sera di giovedì 6 maggio 1976, quando un violento terremoto scuote la terra friulana ed avvolge persino le montagne nella polvere provocata dall’attrito delle rocce.
Le campane giacciono a terra e le lancette degli orologi si fermano sulle nove di quella sera.
Provoca morti, feriti, macerie, dolore, paura, smarrimento, desolazione.
Nel tempo di un minuto il Friuli è distrutto e messo in ginocchio.
Qui si racconta di quell’immane tragedia e di come i friulani trovano nelle proprie profonde radici la forza di rialzarsi e di risorgere coralmente con una ricostruzione esemplare per partecipazione di popolo ed operato delle istituzioni, conosciuta come “modello Friuli”.
Qui si racconta il momento più tragico e contemporaneamente più alto della storia moderna del Friuli dopo la seconda guerra mondiale ed è dedicata alle vittime, ai soccorritori, a tutti coloro che furono concretamente solidali con il Friuli terremotato, agli artefici della ricostruzione, al popolo friulano.